MERCATI DI ANIMALI UNA BARBARIE CHE A
GROTTAMMARE SIGNIFICA TRADIZIONE
Ancora una volta l’amministrazione comunale di Grottammare (Ap)
ammetterà, malgrado le proteste piovute numerose da ogni parte d’Italia, ben 5
stand di commercianti di animali alla prossima fiera di S.Martino del 10 e 11
novembre. C’è da chiedersi con quale coraggio in campagna elettorale la
coalizione del sindaco abbia definito il paese di Grottammare “pet friendly” .
Non c’è nulla di “pet friendly” nell’ammettere i mercati di animali alla fiera
di S.Martino, ma molto di una retrograda concezione dell’animale considerato
come merce, alla stregua di un paio di braghe. Sembra che Grottammare
faccia ancora parte di un mondo rurale e primitivo, dove gli animali sono
ancora considerati alla mercè dell’uomo, schiavi da tenere in gabbia , mentre
la società civile ha da tempo recepito una concezione di rispetto verso
la vita animale, rifiutandone ogni sfruttamento e mercificazione. Ogni persona
che si voglia definire civile non può accettare né tollerare che gli animali
vengano esposti per ben due giorni di seguito al pubblico vociante e alla
folla curiosa, dopo essere stati trasportati da luoghi lontani, in condizioni
atmosferiche critiche, come prigionieri della tratta degli schiavi. Il tutto
per il mero lucro di persone che hanno fatto mercimonio della loro vita. Tutto
ciò stride nettamente con le leggi nazionali ed europee che hanno riconosciuto
da tempo agli animali la natura di esseri senzienti e viventi. Riguardo agli
sbandierati “controlli “, di cui l’amministrazione comunale si vanta, sono
inutili e peggiorativi, in quanto superficiali. Come si può pensare a dei
seri controlli quando la stessa vendita degli animali e la loro
detenzione in gabbie è incompatibile con lo stesso concetto di benessere
e rispetto degli animali? Sarebbe come dire che gli schiavi umani al
mercato degli schiavi godono di ottima salute e quindi possiamo tranquillamente
accettare che siano venduti come oggetti. E poi, non ci sono abbastanza cani e
gatti orfani da adottare nei canili e gattili? E’ vergognoso, inoltre, leggere
nei “criteri per lo svolgimento e partecipazione alla fiera” (si allega), una
sorta di regolamento, improvvisato alla bella e meglio, quasi una beffa, in cui
si afferma che gli animali: “non devono essere sottoposti ad eccessivo stress in modo che
non vengano turbati o alterati i loro naturali comportamenti etologici e le
loro funzioni morfofisiologiche” Chissà chi dovrà stabilire e controllare il superamento
della soglia limite di tali turbamenti, forse qualche esimio etologo arrivato
dall’università di Tubinga? Ma non occorre l’esimio etologo per capire
che l’unico modo per evitare lo stress agli animali è quello di vietarne
la vendita, basterebbe quel senso di civiltà dimostrato da ben altri comuni
marchigiani (Senigallia, Ancona, Recanati, Osimo che hanno, da tempo,
vietato tali barbarie)
Riguardo al divieto di “promulgare e diffondere ideologie e dottrine che
possano influenzare la psiche delle persone….” come leggiamo nei “Criteri per la partecipazione e lo
svolgimento alla fiera”
(art.10), si tratta di un editto bulgaro, già contestato lo scorso anno, che
sembra mirato a reprimere ogni forma di libera protesta ed espressione di
pensiero, in contrasto con l’art. 21 della Costituzione.
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