La malasanità non ha limiti; medici pronti ad approfittare delle ansie altrui ci sono sia nel campo umano che veterinario.
Lola, un golden retriever di 13 anni è sempre stato una
componente della nostra famiglia. Sotto al tavolo quando mangiavamo (anche in
pizzeria), ai piedi del letto quando dormivamo e vicino al divano quando
guardavamo la TV.
Durante una delle solite visite di controllo, normalmente
una all'anno, vengono riscontrati dei valori alterati.
Il centro veterinario che le ha eseguite ci dice che la
situazione è abbastanza grave per i reni e suggerisce un trattamento
continuativo in flebo.Non convinti della diagnosi chiamiamo il nostro veterinario,
un luminare con 40 anni esperienza, che dopo averla visitata ci dice che Lola è
clinicamente sana e prescrive un integratore per reni e fegato.
Passano circa due mesi e, dopo un apparente
miglioramento, il malanno di Lola ritorna evidente, difficoltà nella camminata
e necessità del nostro aiuto per scendere e salire le scale.
Chiamiamo nuovamente il nostro veterinario per una vista
urgente, una assistente risponde che il dottore sta riposando e
non può essere disturbato (sono circa le 9,30 del mattino).
Aspettiamo una sua chiamata che non arriverà. Non risponderà neanche alle
nostre chiamate successive.
Iniziano le peripezie correndo da un veterinario
all'altro, le risposte che otteniamo sono più o meno tutte negative, poche
speranze.Finalmente ci rechiamo in un’altra clinica romana; il
medico di turno conferma la gravità della situazione ma dice che non tutto è
perduto e ci sono delle possibilità di salvare la vita a Lola. Dobbiamo buttare tutte le analisi fatte (qualche giorno
prima) e ripeterle cominciando da una trasfusione immediata ed un ricovero di
qualche giorno per controllare il decorso. Naturalmente il costo è alto (circa 1000 euro) e
possiamo procedere solo se possiamo pagare. Accettiamo, anche se a malincuore perché non ci siamo mai
separati da Lola e non è mai stata ricoverata.
Dopo 3 giorni di terapie, analisi ed ospedalizzazione
riceviamo una telefonata dalla clinica e ci viene detto che purtroppo non c'è
niente da fare, ci consigliano di portare Lola a casa.
Decidiamo di accompagnare la nostra Lola nei suoi ultimi
giorni stando tutti insieme a casa.
Ad una mia richiesta alla clinica veterinaria della cartella clinica di Lola
mi viene risposto "che non sono tenuti a consegnarla e che
comunque si tratta di documenti interni non accessibili" tale affermazione contrasta con
l'art. 36 del codice deontologico veterinario che ribadisce l'obbligo (per ora
solo deontologico) del veterinario di rilasciare tutti i documenti
diagnostici,prescrizioni e copia della relazione clinica al cliente che ne
faccia richiesta.
Questo per evidenziare che ci sono persone che pur
dall'alto della loro fama non sanno, o non vogliono, gestire situazioni
antipatiche come parlare con i proprietari e prepararli al peggio.
Poi ci sono altri che colgono al volo situazioni che
possono portare guadagni consistenti in tempi brevi, approfittando dello stato
di ansia dei proprietari.Certo è che se il veterinario che ha seguito Lola per
10 anni ci avesse parlato in maniera aperta, e professionale, non avremmo
conosciuto l'altra faccia della meschinità umana, pur rimanendo nel nostro
dolore.
Non so cosa sia peggio, ma finché continueremo a
considerare gli animali solo oggetti, che si prendono o si cambiamo
all'occorrenza, non possiamo considerarci esseri superiori;
Come disse Dostoevskij in un suo famoso scritto:
"Noi che ci consideriamo esseri superiori siamo molto fragili, troviamo un
equilibrio interiore solo grazie a chi ci sta vicino, una persona cara o un
animale caro con il quale condividere i momenti della nostra vita"
"Uomo, non ti esaltare al di sopra
degli animali, essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza,
contamini la terra."
Ed immeritatamente potremmo aggiungere:
Ferdinando- Roma
°°°°°°
La triste storia di Lola un altro caso di malasanità animale a cui vogliamo dare voce e diffusione perché si sappia che per gli animali non c'è ancora alcuno strumento legislativo valido per ottenere quei minimi diritti in campo sanitario che, invece, sono riconosciuti anche al più ignobile essere umano. Se è vero che medici pronti ad approfittare delle ansie altrui ci sono sia nella medicina veterinaria che umana è pur vero che sono diversi gli obblighi che essi hanno verso i loro pazienti (cartella clinica). Così come la giurisprudenza, non indaga un veterinario nei sospetti casi di malasanità animale, ma lo fa, invece, in campo medico umano, quando vi sono casi di malasanità umana. Dobbiamo combattere un pregiudizio specista, dunque, ribadendo che la vita animale deve avere la stessa tutela di quella umana in campo sanitario.
RispondiEliminaIo di recente ho perso in tre giorni il mio bassotto grazie alla incompetenza di una veterinaria di Torino abbastanza conosciuta il mio dolore non.me lo riporterà indietro ma la mia amarezza verso questa donna incompetente è infinita. ...non ho ricevuto una parola di scuse (almeno )ma aveva ancora ragione lei. ..ad ogni modo quando l ho portato disperata al pronto soccorso e non c era più niente da fare. ..il medico di guardia è rimasto esterefatto nel vedere il nome di questa veterinaria molto conosciuta. ..e non si dava pace dicendo che bastava una lastra per vedere davvero il pericolo che rischiava il mio bassotto. ..e che poteva benissimo salvarsi. ....che schifo. Di persona.
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