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La crudeltà istituzionalizzata

 

 Quando si tratta di animali, la violenza, la crudeltà, la morte riescono ad essere legittimate ed istituzionalizzate. Ci vergogniamo di appartenere ad una società che accetta tutto questo, ci vergogniamo di appartenere alla specie umana!

Pioggia di email (altre continuano ad arrivare) da tutta Italia per dire no alla decisione della Provincia di Ascoli Piceno di autorizzare l'abbattimento di 277 volpi, a periodo venatorio concluso ed in pieno periodo riproduttivo, particolarmente per la caccia in tana. “Decisione indegna – si legge in una nota della Lac, lega anti caccia sezione di Ascoli Piceno sottoscritta da molte persone e associazioni - dal punto di vista etico ed empatico: i cuccioli appena nati verranno sbranati dai cani sotto gli occhi indifferenti, forse soddisfatti, dei cacciatori. Uccidere animali indifesi, con metodi tanto atroci, è degno soltanto dell'uomo sadico e non del francescano in questi giorni tanto evocato. Pensiamo che l'essere umano debba sollevarsi dalla brutalità e non c'è richiamo di legge che trasformi la brutalità in giustizia. Non c'è necessità che trasformi una barbarie in civiltà. Inoltre, riteniamo che l'uccisione di queste volpi non abbia alcun fondamento scientifico. I censimenti delle popolazioni non sono credibili in quanto effettuati da quegli stessi cacciatori che anelano a sopprimere gli animali. La volpe è territoriale, ogni individuo vive solitario nella propria zona, le popolazioni sono regolate dalla legge biologica della "capacità portante" e un territorio rimasto libero viene prontamente rioccupato. Proprio per questo motivo, infatti, l'uccisione delle volpi è addirittura altamente sconsigliata (importante studio della Regione Friuli Venezia Giulia) per evitare la diffusione di malattie conseguente all'innescarsi di spostamenti a catena. La volpe è uno dei pochi predatori rimasti nelle nostre campagne, è utile per l'equilibrio biologico delle specie. Quello stesso equilibrio che i cacciatori, immettendo animali (selvaggina) per le loro imprese di morte, hanno da tempo infranto. Così come è avvenuto per la Provincia di Siena, che abbiamo duramente contestato (ma per tutte le province il cui ruolo preminente è quello di inventare motivi per estendere la caccia a tutto l'anno), la decisione della Provincia di Ascoli Piceno è chiaramente indirizzata a eliminare i potenziali concorrenti dei cacciatori che si vedrebbero defraudati dalle loro abituali prede: fagiani e lepri rilasciati ogni anno dai cacciatori. Se si vuole mantenere l'equilibrio biologico, se si vuole preservare la biodiversità, impediamo ai cacciatori di intervenire sul territorio come unici e dispotici padroni. L'amministrazione non dovrebbe derogare dai periodi di legge, non dovrebbe sostenere privilegi nè restare preda di interessi minoritari. I cacciatori rappresentano l'1% della popolazione italiana e quest'1%, nonostante parli con la voce assordante e minacciosa di un fucile, dovrebbe essere messo a tacere soprattutto quando si arriva a promuovere la barbarie di una caccia in tana. Noi siamo oltre l'80% dei cittadini e la caccia non la vogliamo. Difendiamo le volpi e i loro cuccioli. Ci sentiamo disonorati, come persone di coscienza, ad appartenere alla stessa comunità di chi le volpi le uccide.Chiediamo pertanto agli Amministratori della Provincia di Ascoli Piceno, di interrompere il massacro delle volpi, di revocare il provvedimento di caccia in tana anche tenuto conto che, per il massacro degli animali sbranati dai cani, verrebbe violata la legge 189/2004 sul maltrattamento e il maltrattamento è un reato penale"

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