Come definire alcuni degli articoli del Codice deontologico veterinario,
tutti dalla parte dei veterinari e non certo degli animali?
Analizziamone alcuni :
art. 31: “Il medico veterinario è in ogni caso
tenuto a rilasciare al cliente i documenti diagnostici, prescrizioni, copia
della relazione clinica ed ogni documentazione ricevuta dal cliente, qualora
questo ne faccia formale richiesta e comunque al termine della prestazione” ( quindi se non li chiediamo perché
siamo presi emotivamente dallo stato di salute del nostro animale, ce li
scordiamo per sempre….ndr)
Appare
chiaro che nella circostanza in cui si dovesse verificare la necessità urgente
di consultare un altro veterinario, il veterinario “A” potrebbe non rilasciare la
documentazione, poiché la sua prestazione non risulterebbe terminata!
Infatti, succede che il veterinario negligente si appigli proprio a
queste sottigliezze lessicali del codice. Ergo, se non vuole rilasciare la
documentazione o addirittura dire che: “l’ha buttata o l’ha persa”, non
incorre in alcuna sanzione disciplinare (si fa per dire, vista la paura che
fanno le sanzioni degli ordini…. queste sconosciute!)
Il testo del codice deontologico veterinario denota l'inadeguatezza di una casta che continua a voler proteggere solo e
sempre i veterinari, e non certo gli animali e i loro
compagni umani.
Visto il
modo in cui viene applicato il codice ed erogate le sanzioni, non si poteva
concepire un testo più rigoroso?
l’art.4 recita:
“Spetta agli
organi disciplinari la potestà di infliggere sanzioni adeguate e proporzionate
alla violazione delle norme deontologiche. ( e qui ci verrebbe da pensare a pene
capitali o cento frustate in pubblica piazza….ndr)
Invece: “Le sanzioni devono essere commisurate alla
gravità dei fatti e devono tener conto della reiterazioni dei
comportamenti, nonché delle specifiche circostanze soggettive ed oggettive, che
hanno concorso a determinare l’infrazione”
”Dunque
se non c’è un numero congruo di segnalazioni all’ordine, il veterinario la fa
comunque franca!
E non si
capisce bene cosa debba fare un veterinario per meritare il giusto castigo
della confraternita; squartare un animale nella pubblica via?
L’art.18, inoltre,
obbliga il veterinario al soccorso degli animali solo se presente sul posto e
ciò contrasta nettamente con l’obbligo di soccorso sancito dal nuovo codice
della strada!
Insomma, in
puro italian style, si fanno le regole con le loro sorelle (le deroghe)
“Tutto
cambi perché nulla cambi”, come diceva il protagonista del Gattopardo.
“Tarallucci e vino forever”.
www.arca2000.it
La lettura di queste norme dà veramente l'impressione di trovarsi di fronte a delle barzellette, e bene ha fatto Daniela a sottolinearne con ironia e sarcasmo le incongruenze.
RispondiEliminaPurtroppo vediamo con quanta ostinazione molti rappresentanti della categoria veterinaria sostengano, contro ogni evidenza, l'efficacia e il rigore del proprio codice deontologico e respingano, con sdegno francamente sospetto, ogni pressione affinchè siano le leggi dello Stato, e non le norme di un codice deontologico inefficace e ampiamente disatteso, a tutelare gli animali e i loro umani dai frequenti casi di malasanità.
Sara Di Giuseppe
Purtroppo i veterinari credono di essere "amici degli animali" in verità non si contano quelli che sono animati da ben altri interessi e quanti esercitano in modo scorretto la professione nella più totale impunità, vista la mancanza di una legge che li obblighi a render conto del loro operato. Non ci vengano a dire che il codice deontologico è una garanzia di operato corretto, si sa benissimo che è una semplice norma di precetto e non dà corso a nessuna punibilità davanti alla legge penale o civile
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