GEAPRESS – Sono liberi ed a lavoro i due veterinari pubblici di L’Aquila condannati dalla Corte d’Appello del capoluogo abruzzese, che ha confermato la condanna ai teorici due mesi e dieci giorni di reclusione per l’uccisione di nove cuccioli avvenuta nell’ottobre 2004.
Questo perchè la “formidabile” legge contro i maltrattamenti degli animali ha previsto, anche nel caso di reato di uccisione (544/bis Codice Penale) una pena reclusiva ben al di sotto della soglia di punibilità. Non solo. Per lo stesso reato, il legislatore non ha ritenuto utile neanche un centesimo di multa. Così si chiamano le sanzioni pecuniarie dei reati delitti. Carcere teorico, dunque. Poi nient’altro.
La Lega per la Difesa del Cane, costituitasi parte civile con l’Avvocato Michele Pezone al processo di secondo grado, chiede ora la radiazione dei due dalla professione. Questo perchè vi sarebbe la violazione del Codice Deontologico secondo il quale l’iscritto deve operare “alla promozione del rispetto degli animali ed al loro benessere in quanto esseri senzienti”.
Cosa era successo esattamente?
I nove cuccioli, poi uccisi con una iniezìone letale, era stati presi in consegna dal canile una volta arrivata la segnalazione da parte del proprietario di un giardino. Quest’ultimo era anche il proprietario dei cani e, secondo quando riferito in sede di udienza dai veterinari, ne aveva chiesto la soppressione. In primo grado i veterinari avevano addotto, sempre per giustificarne la soppressione, “motivi di ordine pubblico”.
“In realtà nel dibattimento di primo grado cui partecipavo personalmente – ha dichiarato Gian Luca Scagliotti, responsabile Ufficio Legale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane – la circostanza non è stata confermata importante, così come ora sostenuto anche dalla Corte d’Appello. Ovvero – ha aggiunto Scagliotti – il detentore di un animale non ne può disporre più come una cosa ma ha precisi obblighi e doveri che investono anche il medico veterinario il cui dovere è curare gli animali e non sopprimerli, se non per certificata incurabilità o comprovata pericolosità come previsto fin dalla L. 281 del 91.”
La sentenza di primo grado era stata emessa nel 2007. Per tutto questo tempo, i due Medici Veterinari hanno potuto continuare l’attività e lo potranno ancora se non interviene la radiazione dalla professione.
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